Battista Marello al Corteo Storico di S. Leucio

 

Presentazione di:

Enzo Battarra

Francesco Canestrini

Massimo Cacciari

 

La Mostra

 

Esci

A San Leucio l’arte di Battista Marello trova la sua espressività più convincente. La storia, la cultura, il paesaggio di San Leucio appartengono all’anima del Marello, che trasfonde in note altamente poetiche tutte le vibrazioni dell’ambiente. Il linguaggio artistico che si ritrova nell’esposizione sanleuciana è, però, profondamente simbolico. Non c’è nessuna allegoria che faccia corrispondere gli elementi espressivi a qualche dato della realtà concreta.

L’arte del Marello raggiunge il fascino del simbolo dinamico, che invece di descrivere la realtà, la interpreta e la trascende. Nella lievitazione della trascendenza, appunto, si trova il segreto di una pittura e di una scultura originali e innovative.  Battista Marello è un sacerdote.

Penso, però, che la sua vocazione venga si da Dio, ma soprattutto dalla sua urgenza interiore di trasfigurare le cose in un cantico di fervore e di bellezza. L’arte è congeniale alla sua natura d’uomo e quindi di sacerdote. Si può definire sacra soltanto perché raffigura oggetti sacri.

Rimane certamente libera da schemi preconcetti per la novità delle intuizioni e della composizione. Vale notare, tuttavia, che l’intensità di percezione della trascendenza è talmente sensibile, per cui quest’arte non scade mai in risvolti devozionali, ma si lancia sempre in un’ampia emotività religiosa.

Il Marello è stato sicuramente sollecitato dalle avanguardie figurative contemporanee, ma solo sotto il profilo ideologico. Una fiducia incondizionata nell’evento creativo lo porta a considerare l’arte quale avamposto morale della società, quale fondamento della formazione spirituale della persona. Egli non indulge mai a sperimentalismi compositivi per una prepotenza di invenzione, che gli fa generare la singola opera d’arte come messaggio di vita e come valore insostituibile.

+ Raffaele Nogaro