Commedia in prosa ed in verso per musica in due atti

Personaggi: Nina, Lindoro, Conte, Susanna, Pastore

 

Atto primo

 

In un "delizioso giardino", cui fa da sfondo un paesaggio agreste, Nina è immersa nel sonno. Susanna, sua governante,  Giorgio, "balio" del Conte - padre di Nina -, e un gruppo di villani e villane le augurano di riposare serenamente e nel contempo piangono la sua sorte: la fanciulla ha infatti perduto la ragione né è certo che possa mai recuperarla (Introduzione, Coro: "Dormi, o cara: nel tuo core").

Susanna narra a Giorgio (il quale non ha perso la speranza che Nina possa un giorno guarire) e al gruppo dei villani che la circondano come la ragazza sia improvvisamente sprofondata nella follia. Ella amava, riamata, il giovane Lindoro, suo sposo promesso, sino a che il padre, lusingato da un pretendente più ricco e di natali più nobili, venne meno agli impegni già presi con i due giovani e volle concedergli Nina in sposa. Questa piombò nella disperazione: mentre stava per porgere l'ultimo addio a Lindoro, si fece avanti il nuovo pretendente, sfidò Lindoro a duello e lo ferì a morte. Il padre, insensibile, intimò a Nina - inginocchiata presso il corpo insanguinato di Lindoro - di riconoscere per suo sposo colui che egli le aveva destinato per marito. Nina soccombette al dolore e da quel momento dimenticò il suo passato, vivendo in uno stato di prostrazione e di delirio. Nonostante si fosse sparsa subito la voce della morte di Lindoro, ella continua a ritenerlo in viaggio e ogni giorno lo attende su un poggio che sovrasta la strada, certa del suo imminente ritorno.

Giunge il Conte e chiede notizie di Nina a Susanna, alla quale è stata affidata. Troppo tardi è giunto il suo pentimento: egli depreca i "fantasmi vani di grandezza" che hanno condotto la figlia alla follia e l'hanno condannato al rimorso e alla disperazione (Aria: "È sì fiero il mio tormento"). Giorgio e alcuni villani si avvicinano al Conte, gli narrano di Nina, sempre pronta a far loro del bene con la sua infinita generosità. Giorgio esorta il Conte a non disperare (Aria: "Del suo mal non v'affliggete").

Appare Nina, "semplicemente vestita, con capelli sciolti, e con un mazzetto di fiori in mano". Come sempre attende l'arrivo di Lindoro e affida al canto la sua speranza di rivederlo: speranza sempre presente e sempre di nuovo delusa (Aria: "Il mio ben quando verrà").

Accorrono Susanna e un gruppo di villanelle, alle quali Nina distribuisce doni (Aria con coro: "Se il cor, gli affetti suoi"). In cambio dovranno cantare a Lindoro - le prega Nina - la canzone che ha loro insegnato il giorno prima. Ma Nina l'ha dimenticata: le villanelle gliela ricantano e lei ne riprende volta a volta la melodia con "più d'espressione" (Canzone, Nina e Coro: "Lontana da te").

Il Conte, sinora nascosto alla vista di Nina, non resiste oltre e si avvicina alla fanciulla che sussulta al vederlo, anche se non lo riconosce; poi gli parla con dolcezza di sé e della sua sventura, acuendo il suo strazio.

Di lontano giunge il canto di un Pastore, accompagnato dalla cornamusa ("Già il sol si cala dietro alla montagna"). Nina si intenerisce e fa per avviarsi con Susanna alla volta del vicino villaggio. Ma di nuovo ricade nel suo delirio. Dov'è Lindoro? E se tornasse in sua assenza senza trovarla? Susanna, il Conte e il Pastore la esortano - commossi e con tenera sollecitudine - a seguirli al villaggio (Finale I, Quartetto Nina, Susanna, Conte, Pastore: "Come! Ohimè! partir degg'io").

 

Atto secondo

 

Susanna ha lasciato Nina con un gruppo di villani e villanelle. L'avvicina il Conte che le confida la sua pena e la ringrazia per le cure delle quali circonda Nina. Susanna afferma di essere legata alla ragazza da tale affetto che quanto fa per lei è sempre poco (Aria di Susanna: "Per l'amata padroncina").

Il Conte, rimasto solo con i suoi pensieri, è richiamato da un improvviso trambusto. Sopraggiunge Giorgio, emozionato e confuso, che vorrebbe comunicargli un fatto straordinario, ma ne è impedito dall'affanno (Cavatina di  Giorgio: "Eccellenza: allegramente..."). Giorgio riferisce che è giunto Lindoro; mentre tentava di introdursi nel giardino per rivedere Nina, è stato fermato. Ora lo si conduce dinanzi al Conte che lo accoglie con affetto, come un figlio. Lindoro è sbalordito; chiede se Nina gli è ancora fedele, lo si riassicura al riguardo; egli crede che le sue sventure siano finalmente giunte al termine (Duetto Lindoro-Conte: "Son io desto, o pur deliro?").

Lindoro racconta la sua storia: raccolto agonizzante, è stato curato da amici pietosi, si è in qualche modo ripreso e ora è tornato per riabbracciare la sua amata. Ma il Conte mette al corrente Lindoro della triste situazione in cui versa Nina e frena la sua impazienza. Si consulterà prima con Susanna sul da farsi, per non esporre la ragazza a un'emozione improvvisa e forse fatale.

Lindoro, solo, contempla il poggio sul quale Nina l'ha atteso per tutto questo tempo. Implora Amore perché restituisca la ragione a Nina e la riconduca guarita tra le braccia del padre e dell'amante (Cavatina, Recitativo accompagnato ed Aria di Lindoro: "Questo è dunque il loco usato").

Torna il Conte, consegna a Lindoro una camicia che Nina ricamò per fargliene dono allorquando si fidanzarono; gli consiglia di indossarla e di avvicinarsi con cautela alla ragazza.

Giunge Nina, attorniata da villani e villanelle, che la esortano a ben sperare; presto - o forse addirittura oggi stesso - l'amato perduto ritornerà (Nina e Coro: "Cantiam, Nina, cantiamo").

Lindoro si presenta a Nina, che trasale, dà un grido, corre da Susanna e l'accompagna presso di lui. Susanna la rassicura: è proprio l'amato tanto a lungo atteso, è Lindoro. Si fa innanzi anche il Conte e invita Nina a riconoscere in lui il padre. Nina è confusa, incredula, non regge all'emozione; nella nebbia dei suoi ricordi rimossi si fa tuttavia qualche luce quando Lindoro le ripete le parole d'amore che soleva dirle nei tempi felici della loro unione (Duetto Lindoro-Nina: "Oh momento fortunato!").

Occorrerà che Lindoro racconti minutamente la storia del loro amore, dagli sguardi inteneriti ai commossi trasalimenti, alle timide tenerezze, al primo scambio di doni (un anello e la camicia ricamata che ora indossa), sino alla richiesta di matrimonio perché Nina a poco a poco si rinfranchi e prenda atto della recuperata felicità, tra il giubilo generale (Finale II, Tutti: "Mi sento... oh Dio!... che calma!").

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