ll mandolino

 

E’ uno strumento cordofono appartenente alla famiglia dei liuti.

Gli strumenti caratteristici dell’Oriente a corpo convesso (tambourà, tammourah, gut-komm. Poungoum) sono tutti precursori del liuto (Eoud) che nacque in Arabia nel tempo in cui sorgeva la civiltà orientale, mentre, di pari passo, si ottenebrava l’occidente del medio evo.

Con l’Eoud, suonato a plettro, gli arabi usavano altri vari strumenti detti Tambour, di forme diverse che montavano corde metalliche (raddoppiate in alcuni tipi). Il liuto arabo, cioè l’Eoud, passò in Occidente e dai nomi laud, leus, luc venne a chiamarsi, nel tempo, leuto o liuto. E’ attendibile l’opinione di chi ritiene che il mandolino napoletano sia stato creato sulla imitazione dei tambour importati dai Saraceni al tempo della loro dominazione nell’Italia meridionale. Ho sottolineato “napoletano” perché esiste un’altra versione di mandolino : il mandolino lombardo . Esso monta sei corde singole ed è accordato come il liuto mezzano cioè sol, si, mi, la, re, sol (num. Franc).

Il piano armonico del mandolino lombardo è piano e non piegato come in quello napoletano. Il manico è più corto e più largo. Ha una cassa elegante a fondo ovale, con cavigliere a spatola e piroli a vite. Le corde, di budello, sono ancorate al ponticello incollato direttamente sul piano armonico.

Il mandolino napoletano, che resta il più conosciuto, a quattro corde doppie (accordatura mi, la, re, sol – num. Ital.) si chiama così perché fu veramente a Napoli che ebbe le sue origini però comunemente chiamasi anche romano, essendo a Roma molto diffuso all’inizio del nostro secolo. Nei mandolini napoletani e romani le corde sono ancorate sul finire del fondo (il fondo è la cassa, la parte convessa) al confine con l’inizio del piano armonico (o tavola armonica). Nei dialetti del Regno di Napoli il mandolino era detto pandola e mandola, dal greco pandora che indica lo stesso o altro simile strumento. Altro nome popolare di questo strumento era mandorlino forse dalla forma della mandorla.

L’ origine del mandolino napoletano così come lo vediamo oggi si fa risalire alla metà del 17° secolo: in questo tempo sembra incominciasse la sua produzione di mandolini la celebre Casa Vinaccia.

Lo strumento montava corde di budello e chiavi in legno, la tastiera arrivava soltanto fino al re acuto. L’epoca d’oro dei fabbricanti di mandolini a Napoli è stata fra il 1720 e il 1820 in cui operarono i fratelli Vinaccia; i fratelli Fabbricatore e Donato Filano. Si deve a Pasquale Vinaccia l’invenzione della meccanica per l’ancoraggio e la registrazione della tensione delle corde, adottata anche per le chitarre.

I testi sono stati gentilmente concessi

da associazione-musicarte.com