A FERDINANDO IV

MONARCA DELLE SICILIE

I L   Q U A L E

LA SUA GRANDEZZA RIPONE

NELLA RELIGIONE E NELLA PIETA’

CON SOMMO STUDIO

COLTIVATA DELLE POLITICHE

E SOCIALI VIRTU’

SOSTEGNO LUSTRO

ED ORNAMENTO

QUESTO RISTRETTO

DELLA VITA DI

SAN LEUCIO

E DELLE LEGGI DETTATE

AL BUON GOVERNO

DI QUELLA NUOVA POPOLAZIONE

PIETRO D’ONOFRI

PRETE DELL’ORATORIO

UMILMENTE

DEDICA E CONSACRA

 

[santo leucio ] [incisione ] [bronzetto ] [arca di S. Teodoro ]

 

Il Santo Patrono Leucio

L’11 di gennaio, il giorno precedente il compleanno del Re Ferdinando IV, già si celebrava la festa del nostro Santo Protettore; più propriamente, si ricordava il giorno della sua morte.

Le notizie sulla vita del Santo sono poche,R. D'Anna, bronzetto per il Reliquiario di S. Leucio contraddittorie e non agevolmente reperibili. Quelle più esaustive, anche se tra storia e leggenda, le troviamo nella Vita di Santo Leucio scritta da Pietro D’Onofri, prete dell’Oratorio di Napoli, e da lui dedicata a Ferdinando IV di Borbone per uso degli abitatori di San Leucio.

Euprescio, così si chiamava San Leucio, visse verso la fine del II secolo dopo Cristo in Alessandria d’Egitto sotto l’impero di Teodosio. A dieci anni perse la madre e si ritirò, con il padre, nel monastero del Beato Ermete, dove crebbe istruito ed amato dai confratelli.

Un giorno, durante la celebrazione della Beata Assunta, il padre ebbe una visione del Signore che gli preannunciò il destino del figlio: con il nome di Leucio sarebbe diventato vescovo di Brindisi per combattere l’idolatria e stabilire la vera fede nella città.

Così Leucio, ordinato sacerdote, arciprete e, poi, arcivescovo di Alessandria, cominciò subito ad operare miracoli, a convertire e a battezzare. Lasciò Alessandria con i fedeli Eusebio e Dionisio e con altri 5 discepoli e sbarcò prima ad Otranto e poi a Brindisi dove compì il famoso miracolo della pioggia: perdurando la siccità da due anni, gli fu chiesto di far piovere e, avvenuto il miracolo, nacque la consuetudine di ricorrere a lui per avere la pioggia.

Iniziò la sua lunga opera di conversione presso i brindisini e gli altri popoli dell’Italia meridionale. Successivamente, fu colpito da pleurite e, prossimo alla morte, si fece sistemare a terra su della cenere e dei rottami di tegole (da qui l’usanza di salire sul monte San Leucio per prendere pezzi di tegole e di mattoni della chiesetta eretta in suo onore e applicarli ai malati di febbre di punta).

Fu sepolto a Brindisi e, quando la città fu distrutta dalle guerre, i tranesi, devoti al Santo trafugarono la salma, la portarono nella loro città ed edificarono una basilica in suo onore. Poi, Trani cadde in mano ai Saraceni e fu allora che un conte di Benevento offrì danaro agli invasori per avere il sacro corpo. Più tardi, scongiurato il pericolo saraceno, i tranesi richiesero le spoglie ma ne ebbero solo la metà. Anche Brindisi riuscì ad averne una parte.

 

L’Arca di S. Teodoro (Brindisi, sec. XIII)

La più antica immagine del santo vescovo Leucio risale al XIII secolo ed è raffigurata sull’arca che contenne, fino al 1899, le spoglie del martire S. Teodoro d’Amasia. Si tratta di una cassa d’abete le cui quattro facce verticali sono completamente rivestite da lastre d’argento; la frontale e la laterale sinistra sono figurate con rilievi a sbalzo. La parte superiore è chiusa da due grate, una semplice in ferro, l’altra d’argento cesellata.

Le lastre furono, per quel che sembra, schiodate da altri monumenti e adattate sulle facce di questa cassa che, sul lato frontale, da sinistra, presenta le immagini affiancate dei due santi vescovi Leucio e Pelino con pallio, mitra e pastorale, benedicenti alla greca. Sono poi presentati episodi della vita di S. Teodoro ed in varie lastre si ricorda che Teodoro fu condannato alla morte per fame, da cui sarebbe comunque scampato miracolosamente.

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