Presenze
transitorie sugli Archi della Valle
di
Francesco Venezia
L'ombra
della sera è illuminata dal chiarore di apparizioni celesti con
sembianze di raggi astrali.
Aculei
luminosi d'insione fiamminga si avventano contro il cavo oscuro
di volte romane.
Un
Saturno disteso governa alfine l'umore del sito nell'ora del
crepuscolo.
Oppue:
gli
archi triplici che
erompono dalla terra e si concedono al dominio dell'aria a
reggere sù sù in alto il condotto d'acque correnti
contengono
ora un'orifiamma.
Un
Pitagora insonne contempla il compimento dell'opera.
Valle
di Maddaloni, la sera del 6 gennaio 1997
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Il
primo incontro con Battista Marello e la sua arte ha lasciato
ben intendere ciò che sarebbe accaduto.
La
concretezza dell'azione, l'esplosività delle idee a getto che
irrompono nella discussione e la fanno propria annullando gli
ostacoli, il desiderio di trasmettere le espressioni dell'arte
pura al popolo, la luce intensa dei suoi occhi quando vedono la
realizzazione del progetto avvicinarsi, ben ci avevano fatto
intuire ciò che sarebbe stato il risultato: una esplosione di
geometria che fondendosi con quanto è dintorno si lancia verso
l'alto, traendo luce e vigore sia dagli artisti che dai giochi
bizzarri della natura.
Dopo
i primi ingenui ed emozionali tentativi degli anni scorsi per
riscoprire i nostri amati "archi" dovuti all'ingegno
di Luigi Vanvitelli, proponiamo questa installazione ai
"cittadini del mondo", certi di aver causato una
provocazione che, come le lance del Marello, slanciandosi verso
l'alto, coinvolga le istituzioni preposte alla cura e al
recupero dei nostri monumenti.
10
aprile 1997 Aniello
Sacco Sindaco di Valle di Maddaloni
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